Web 2.0: il caso Wikipedia

Come asserisce Pier Lèvy, filosofo francese che studia l’impatto di internet sulla società, “se due persone distanti sanno due cose complementari, per il tramite delle nuove tecnologie, possono davvero entrare in comunicazione l’una con l’altra, scambiare il loro sapere, cooperare”. (Parigi – European IT Forum, 04/09/95)

Questa frase potrebbe rappresentare l’idea che sta alla base di Wikipedia, la più grande enciclopedia on line che conta più di dieci milioni di voci in 250 lingue e 500000 solo in lingua italiana; come è scritto sullo stesso sito internet “Wikipedia è un enciclopedia on line, multilingue, a contenuto libero, redatta in modo collaborativo da volontari e sostenuta dalla Wikimedia Foundation, un’organizzazione senza fine di lucro”.(http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia )

Le nuove voci sono scritte liberamente da utenti iscritti e non viene effettuato nessun controllo sulla veridicità delle stesse; è però concessa a tutti i navigatori, anche non registrati al sito, la possibilità di modificare le definizioni scritte da altri utenti nel caso in cui vengano ritenute errate.

La totale apertura alla partecipazione degli utenti rappresenta al tempo stesso il suo punto di forza ed il suo limite; Antonio Spadaro conferma che “gli aspetti positivi e innovativi dei wiki diventano anche i pesanti limiti di questo sistema. La caratteristica essenziale del wiki, infatti, è l’apertura completa alla collaborazione,  ciò significa, d’altra parte, che non esiste alcuna reale garanzia di validità e accuratezza dei contenuti immessi. Così, proprio perchè aperta al contributo di tutti, anche l’enciclopedia Wikipedia, non può offrire tale sicurezza. […] Dalla descrizione e dalle valutazioni compiute comprendiamo bene come Wikipedia rappresenti il sogno di descrivere il mondo, che però si scontra con le sue difficoltà di accreditarsi come compendio di sapere credibile, mantenendo nel contempo anonimato, flessibilità e continua apertura a nuovi collaboratori. […] Ma soprattutto Wikipedia nasconde un ‘altra utopia, a suo modo ambigua: la democrazia assoluta del sapere e la collaborazione delle intelligenze molteplici che da vita a una sorta di intelligenza collettiva.” (Antonio Spadaro, Connessioni. Nuove forme della cultura ai tempi di internet, Pardes Edizioni, 2006)

Homepage di Wikipedia

Sulla credibilità e l’affidabilità di Wikipedia sono molti i dibattiti che vedono scontrarsi soprattutto idealisti della società digitale o moderna con i sostenitori della società post-moderna.

“Da un lato un centro che valida e stabilisce i messaggi da mandare e una massa che li riceve, dall’altro milioni di persone che comunicano e si scambiano conoscenza tra loro senza mediazioni.”( Giuseppe Granieri, Apologia del network relativamente stupido, in “Ideazione di settembre – ottobre 2005)

Wikipedia non può essere quindi considerata una fonte “autorevole” come potrebbe essere invece l’Enciclopedia Britannica, ciò però non vuole dire che Wikipedia sia inaffidabile. Da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature è infatti emerso che su quarantadue voci di argomento scientifico analizzate si riscontravano quattro errori in Wikipedia e tre nella Britannica.

La questione può essere allargata al confronto tra sistemi probabilistici e sistemi autorevoli. Come dice Chris Anderson nel libro La coda lunga ” I sistemi probabilistici non sono perfetti, ma sono calibrati in modo da essere affidabili nel lungo periodo in linea con la legge dei grandi numeri.”

“L’economia di mercato e l’evoluzione sono entrambi sistemi probabilistici, cioè controintuitivi per i nostri cervelli di mammiferi poichè da uno stato di caos nasce l’ordine”.

” Il vantaggio dei sistemi probabilistici è che beneficiano del sapere della massa e di conseguenza possono espandersi sia in ampiezza sia in profondità. Ma siccome lo fanno sacrificando la certezza assoluta a livello di microscala, dovete prendere ogni singolo risultato cum grano salis. Wikipedia dovrebbe essere la prima fonte d’informazione a cui rivolgersi, non l’ultima; dovrebbe essere un sito per raccogliere informazioni, non la definitiva bocca della verità.”(chris Anderson, La coda lunga – Da un mercato di massa a una massa di mercati, Torino, Codice Edizioni, 2007)

Paragrafo 1.6 “I blog

Paragrafo 1.4 “Lo sfruttamento dell’intelligenza collettiva

Tratto dalla mia tesi di laurea: “web 2.0 e implicazioni per il marketing turistico: il caso Tripadvisor